Mi hanno dato una medaglia
Nel giorno più "accademico" possiblie, l'inaugurazione dell'anno accademico, alla presenza del rettore, del senato accademico in livrea, dei bidelli che reggevano le mazze, del ministro Mussi, dei contestatori di destra del ministro, sotto l'occhio corrucciato del re galantuomo in groppa ad un cavallo bianco che scalciava nervoso, mentre la piccola orchestra della Camerata dei Bardi suonava ed il Coro della Facoltà di musicologia cantava l'inno goliardico, mi hanno dato una medaglia d'oro, "per i servizi resi alla nostra università".
E certo all'università ho dato molto in oltre trent'anni di attività, ed ho ricevuto ben poco. Ricordo una galleria infinita di umiliazioni e privazioni molto più dei rari momenti di euforia. La parabola l'ho percorsa in pieno, dai giorni dell'entusiasmo del neofita, ai giorni neri delle bocciature. Ma se avessi potuto sepere con un patto mefistofelico quale sarebbe stata la mia vita di professore, non l'avrei neppure iniziata.
Alla fine ho lasciato perché mi sentivo inutile. Ai colleghi studiosi ed ai miei studenti ho dato molto di più di quello che volevano da me. Questa società non vuole cultura e spirito critico, ma solo successo e consenso beota. Ho lasciato quando avrei potuto fare la vita più facile. Ma non mi sarei mai perdonato la coscienza di rubare lo stipendio.
E la medaglia?
Ai caduti in combattimento...