sabato, maggio 31, 2008

Padri e figli

Al Festival del racconto appena inaugurato a Cremona è stato presentato il diario di prigionia del papà di don Camillo. Guareschi fu internato nello stesso campo di mio padre, che lo ricordava bene come attivissimo nell'organizzare spettacolini caserecci per qualche ora di allegria (non gioiosa, annotava tristemente mio padre) degli "Internati militari italiani", ospiti del Terzo Reich, e quindi non assistiti dalla Croce Rossa internazionale. Dunque anche lui, immagino, a poca distanza da mio padre, annotava con la matita copiativa su fogli raccogliticci gioie (poche) e dolori (molti) della prigionia. La nota comune, e comune a tutti i diari che ho letto, è la fame, un'ossessione primaria, certo più dura da sopportare per quell'omone che era Guareschi, che per quel mingherlino che era mio padre. Per il resto, mentre in Guareschi lo sfogo spesso si copre d'ra, nelle note di mio padre prevale la nostalgia per la famiglia lontana e l'incertezza del futuro.
Non riesco ad immaginare quella vita. La mia generazione, la tanto biasimata generazione di quelli che nel '68 avevano vent'anni, ha saputo evitare la guerra ed ha "fatto" l'Europa.

mercoledì, maggio 07, 2008

L'onda lunga

Improvvisamente mi sono reso conto che sono quarant’anni che, per merito di Francesco Arcangeli, mi interesso di pittura romantica. Ho perfino interrotto il viaggio di nozze per affrontare un lungo e disagevole viaggio a Milano, sotto un diluvio, per vedere una mostra dei paesaggisti inglesi. Ho voluto fare il punto del mio itinerario e mi son detto: faccio un DVD. Ho finito col farne quattro: un filmone di cinque ore e mezza.
Sono molto soddisfatto, e sorpreso dalla linearità con la quale si è svolta parallelamente la mia vita. Ho rimeditato quel che diceva Constable, che non esiste un albero uguale ad un altro, ho riflettuto su quel che diceva Turner, che nella natura bisogna immergersi fin nel midollo, ho fatto mia la dichiarazione di Friedrich che la sola vera sorgente dell’arte è nel nostro cuore.
Con questi giganti di cui mi sono permeato ho camminato in montagna, respirato le nebbie, colto i profumi degli alberi, percorso in bici argini di canali, circumnavigato laghi, puntato lo sguardo nelle nuvole, fotografato i cieli, respirato il vento, rabbrividito alla rugiada, sciolto al sole, percorso sentieri ombreggiati ed aperti, arrampicato e inondato gli occhi di visioni infinite. In un panteismo totale in cui mi sono immerso senza riserve. Un rapporto vitale con la natura, una scelta esistenziale, un rifugio, un’esaltazione. Miracoli ripetuti.