Tigullio
Camogli, Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Chiavari, Lavagna, Sestri Levante, Moneglia. Alle volte basta un elenco per evocare paesaggi pittoreschi, mari, coste, barche, rocce contorte affioranti dall’acqua, variegate macchie di alberi ed abbaglianti colori. Ancor più se dietro ogni nome dell’elenco ne appaiono in serie altri: chiese, abbazie, castelli, ville, vicoli, profumi. Quattro giorni nel Tigullio di primavera con un tempo meraviglioso sono veramente indimenticabili.
Ma non è tutto latte e miele.
Fare il turista è faticoso. Se vuoi seguire le indicazioni della guida, che ti sei procurato per tempo e che hai studiato come per un esame universitario, con la preoccupazione di vedere tutto, sei inevitabilmente condannato a smarrimenti continui, al controllo affannoso dell’orologio, a lunghissime camminate che leggendo non immaginavi neppure, al mal di piedi, a sudate imbarazzanti, ad inevitabili straniamenti nel flusso di tutti quelli che come te non si vogliono perdere niente. Alle quattro del pomeriggio sei esausto.
Fare il turista è costoso, spesso troppo. In luoghi come questi è cresciuta a dismisura una compatta associazione a delinquere, cui hanno aderito senza eccezione albergatori, baristi, gelatai, i più diversi fornitori di servizi e di mezzi di trasporto, venditori di prodotti tipici e perfino il più anonimo dei negoziante di alimentari, tutti concordi nell’estorcerti l’ultimo centesimo. Questi moderni dracula ti circuiscono ad ogni istante, appaiono improvvisi alle tue spalle con lo sguardo iniettato di sangue e con versi striduli come quelli degli avvoltoi, e non vale nessuna difesa.
Fare il turista richiede più spirito d’avventura di Fernando Magellano e del signor Livingstone. Per raggiungere il luogo suggestivo che ti sei prefisso di vedere, devi affrontare viaggi interminabili, superare milioni di semafori, evitare gli ingorghi, uscire dalla giungla del traffico, dei rumori assordanti, dei cartelli inesistenti o scritti a caratteri piccolissimi o sbagliati o nascosti dietro una segnalazione pubblicitaria di dieci metri per tre, possedere una bussola di precisione, cartografia adeguata e conoscere almeno quattro dialetti locali.
Sei pronto? Altrimenti è meglio lasciar perdere.
Ma non è tutto latte e miele.
Fare il turista è faticoso. Se vuoi seguire le indicazioni della guida, che ti sei procurato per tempo e che hai studiato come per un esame universitario, con la preoccupazione di vedere tutto, sei inevitabilmente condannato a smarrimenti continui, al controllo affannoso dell’orologio, a lunghissime camminate che leggendo non immaginavi neppure, al mal di piedi, a sudate imbarazzanti, ad inevitabili straniamenti nel flusso di tutti quelli che come te non si vogliono perdere niente. Alle quattro del pomeriggio sei esausto.
Fare il turista è costoso, spesso troppo. In luoghi come questi è cresciuta a dismisura una compatta associazione a delinquere, cui hanno aderito senza eccezione albergatori, baristi, gelatai, i più diversi fornitori di servizi e di mezzi di trasporto, venditori di prodotti tipici e perfino il più anonimo dei negoziante di alimentari, tutti concordi nell’estorcerti l’ultimo centesimo. Questi moderni dracula ti circuiscono ad ogni istante, appaiono improvvisi alle tue spalle con lo sguardo iniettato di sangue e con versi striduli come quelli degli avvoltoi, e non vale nessuna difesa.
Fare il turista richiede più spirito d’avventura di Fernando Magellano e del signor Livingstone. Per raggiungere il luogo suggestivo che ti sei prefisso di vedere, devi affrontare viaggi interminabili, superare milioni di semafori, evitare gli ingorghi, uscire dalla giungla del traffico, dei rumori assordanti, dei cartelli inesistenti o scritti a caratteri piccolissimi o sbagliati o nascosti dietro una segnalazione pubblicitaria di dieci metri per tre, possedere una bussola di precisione, cartografia adeguata e conoscere almeno quattro dialetti locali.
Sei pronto? Altrimenti è meglio lasciar perdere.
1 Comments:
Ci sono stata in Liguria e capisco.Bisogna dimenticare
il negativo.Non ti ha dato tanto il resto?
teresa
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