Guardando Christian che dorme
Mi sono incantato per un po’ a guardare Christian che dormiva. Non solo per la meraviglia dell’abbandono totale che emanava quel volto, ma soprattutto perché mi son sorpreso a pensare alle tante parole che per lui non hanno significato, in particolare ottimismo e pessimismo. Christian vive in un eterno presente, dove il domani non solo è naturalmente privo di alcun connotato di preoccupazione, ma proprio non esiste, se non come dato “automatico”, avvenimento neutro di cui non ha senso avere paura né gioiosa aspettativa.
Ebbene, per quanto paradossale possa sembrare, anch’io son tornato a quel livello d’esistenza. Non mi aspetto più niente dal domani, e quindi non sono né ottimista né pessimista, concetti senza senso. Non ho aspirazioni, desideri da soddisfare, cose da possedere o utilizzare che possano mutare questa mia accettazione “neutra” del futuro. A sessant’anni ho completato il ritorno all’infanzia.
Ebbene, per quanto paradossale possa sembrare, anch’io son tornato a quel livello d’esistenza. Non mi aspetto più niente dal domani, e quindi non sono né ottimista né pessimista, concetti senza senso. Non ho aspirazioni, desideri da soddisfare, cose da possedere o utilizzare che possano mutare questa mia accettazione “neutra” del futuro. A sessant’anni ho completato il ritorno all’infanzia.