Dies irae
Hai la pressione a 200. La testa galleggia insicura come una foglia sull’acqua di un torrente di montagna, affonda, riemerge, gira vorticosa in un mulinello. Vai dal medico, e gli dici che non riesci a governare la pressione sanguigna, nonostante ingoi con la regolarità di un trenino svizzero una sfilza di pasticche lunga e variegata come i meriti che Berlusconi si riconosce. E così hai segnato la tua sorte. Dapprima si comincia con una brezza assai sottile: sicuramente è il cambio di stagione.... Ma subito dopo comincia la tempesta: sei tu che mangi troppo, mangi male, bevi troppo, bevi male, troppa acqua minerale, bevi acqua del rubinetto, basta con lo scatolame, troppe merendine, troppo sale, troppo burro, troppo nervoso, troppo computer, troppa macchina, troppa frutta secca, troppo divano, troppe pantofole, e leggi un po’ di più, fai dei cruciverba, leggi il giornale, cinque chilometri al giorno, troppo salame, troppo vestito, un po’ più di condiscendenza, sei un ciclotimico, perché ti intestardisci a fare quello che non sei più in grado di fare?, vai al lago, basta con le cuffie, scarpe più comode...
Da paziente che si aspettava qualche attenzione ti trasformi in imputato senza avvocato e senza possibilità di giustificazione. Il dito si leva minaccioso contro il tuo petto e non ti lascia speranza. Credevi di fare una vita ascetica come quella di un frate trappista ed invece ti scopri un debosciato irrimediabilmente condannato dai suoi stravizi.
Ma che volevo? Nessun medico ammetterà mai che non è in grado di curarti per la sua povera scienza, sei tu che ti scavi la fossa.
E ben ti sta!
Da paziente che si aspettava qualche attenzione ti trasformi in imputato senza avvocato e senza possibilità di giustificazione. Il dito si leva minaccioso contro il tuo petto e non ti lascia speranza. Credevi di fare una vita ascetica come quella di un frate trappista ed invece ti scopri un debosciato irrimediabilmente condannato dai suoi stravizi.
Ma che volevo? Nessun medico ammetterà mai che non è in grado di curarti per la sua povera scienza, sei tu che ti scavi la fossa.
E ben ti sta!