sabato, ottobre 20, 2007

Due giorni in Valle di Breguzzo


Il dio dell’autunno era ancora al lavoro, ed io mi sono messo silenziosamente alle sue spalle, per non disturbare, e per coglierne da ladro tutti i segreti. Dapprima ha scelto le varie parti, definendone sommariamente il carattere prevalente: qui deve risaltare il bianco, lì il grigio, là il rosso mattone, lì il giallo, sopra il miele, là il rosso ocra, l’azzurro, il verde chiaro, poi lo scuro... Quando fu soddisfatto dell’impianto complessivo passò ai particolari, ed improvvisamente si trasformò da meditato signore in furioso invasato. Afferrava i pennelli senza badare alla loro misura, li intingeva nella poltiglia che aveva formato ad un lato della tavolozza e dal nulla faceva apparire la corteccia di una betulla, i rami del larice, il fusto dell’abete, stendeva la trina delle tremule foglie del faggio, protendeva verso il grigio estenuato delle rocce le radici superficiali dell’acero. Proseguì a lungo, in un crescendo agitato che dava le vertigini anche a me che ero semplice testimone. Alla fine crollò esausto e quasi svenne, come ebbro del suo lavoro. Poi si riprese, e guardò a quanto aveva fatto. Accennò un sorriso, ed il viso si abbandonò al piacere di chi vede il buon frutto del suo lavoro.
Si levava un’aria frizzante, e le foglie sempre più numerose lasciavano i rami e volteggiavano sui prati. Le baite, come vecchine rannicchiate, si assopivano sotto quella nevicata, e già io pensavo al profumo del vino nuovo e delle castagne.

lunedì, ottobre 01, 2007

Un anno dopo

Un anno fa entravo nel numero dei pensionati. Il bilancio?
Non è andata gran ché sotto il profilo della salute: tre interventi chirurgici in quattro mesi e un dolore alla spalla che mi trascino da giugno. Per il resto ho avuto più tempo (non tutto quel che avrei voluto) per i miei hobbies, cinema, musica, arte. Soprattutto la fotografia: ho potuto dedicarmi alle foto con la mia nuova Nikon D40 con un grande piacere, e mi aspetto altre intense sensazioni per il futuro. Son riuscito spesso a intridere le mie istantanee, soprattutto quelle di paesaggio naturale, di quel che ho “sentito” al momento della ripresa, che ho “visto” con gli occhi dell’anima. Quelli che le hanno guardate per lo più hanno rifiutato l’esito finale, perché “troppo elaborato”; ma loro vogliono che la foto restituisca quel che è di fronte a noi nella sua evidenza fisica, mentre io inseguo lo stato d’animo di quel momento; loro guardano fuori, io mi guardo dentro.
Ho potuto gioire maggiormente della vicinanza di Christian, con più tranquillità.
Mi sono mosso poco o niente, ma non dispero.
E se non fossi andato in pensione? Sarebbe stato tutto più complicato, per tutti, soprattutto per colleghi e studenti.
Che cosa ho perduto? Non mi viene in mente niente di significativo, tranne un po’ di quattrini, che sono sempre stati l’ultima delle mie preoccupazioni.