martedì, novembre 06, 2007

Solo e pensoso

“Solo e pensoso” cammino di fianco al naviglio. Le ragnatele disegnano brillanti merletti, ma solo se guardate contro il sole che, vanamente, coraggioso combatte contro la nebbia, altrimenti tendono a confondersi con la terra arata. Oltre la cortina dei rovi s’intravvede un drappello fantasma di balle di paglia in agguato. Ma tutto tende a svanire: i rami più in alto e le ultime foglie disperate abbarbicate tremule, l’acqua del canale che sfuma lontano in un cielo che s’immagina, ma che puoi solo indovinaer; tutto perde forma, le foglie cadute che come squame coprono la pista lungo l’argine, i funghi rugginosi che trasudano umore, anche i maestosi platani e le querce, perfino i colori si stemperano, perfino i rumori, i versi gutturali delle folaghe, il chiacchericcio dei passeri, lo sgraziato richiamo delle cornacchie, tutto attutisce e dissolve in un’atmosfera eterea e luminosa come un acquarello di Turner. Ed io avidamente aspiro quel pulviscolo purificatore allargando il petto.
Ma nel cranio si agita la buia tempesta dei pensieri angosciosi, che brulicano dentro in un groviglio inestricabile e velenoso come la capigliatura di Medusa. Invano tento di afferrarne il capo; riesco solo a recuperare qualche spezzone, rivelazioni da un roveto ardente. Quello che pensi, quello che dici, quel che vorresti non ha alcun significato agli occhi proprio di quelli che credevi naturalmente vicini. Quel che hai coltivato per tutta la vita, la storia, l’arte, la musica, il cinema è vuoto di senso. La tua vita, è vuota di senso. Tu, sei insignificante. Come lo zio matto, figura immancabile in ogni famiglia che si rispetti, qualche volta compatito, ignorato, per lo più nascosto per vergogna. Ogni scelta comportamentale è impossibile per lo stato di necessità in cui vivi. La ragione svapora nella nebbia; l’abisso non si vede, ma di sicuro è vicino.
La gamba mi duole e devo fermarmi a riposare. Mi volto indietro verso casa: forse mi sono allontanato troppo.

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Mi piace molto quello che scrivi perchè rispecchia anche il mio stato d'animo
mi si sgretola ogni giorno il
limbo in cui sono vissuta fino ad oggi e mi sento vuota.Perdere tutto alla fine della vita è molto triste.consolati guardando
gli occhi innocenti del tuo bambino.

10:18 AM  
Anonymous Anonimo said...

6 ottobre
Peccato che l'autunno mi abbia sorpreso,
dipinto su un fondale pallido:
dov'é finita la nuvola bianca dei sogni,
dov'è finita la leggerezza dei miei passi,
dov'é finita la certezza del mio futuro,
dové finito l'amore che ho avuto e che ho reso.

Tra poco sarà inverno e il freddo mi sorprenderà:
a tentare di trattenere l'attimo che fugge,
a tentare di vedere la mia irrealtà,
a tentare un canto libero con una voce fioca,
a tentare di abbracciare i cuori rapiti per non perdermi.

Una dolce saudade mi pervade nel percorrere strade d'argine
che mostrano l'industriarsi delle mie basse pianure,
che mostrano il fiume caro perdersi nel mare,
immutato nel fluire del tempo e nuovo nel fluire dei ricordi.

Un tuffo nell'acqua madre e nel tramonto lasciare
gli umani argini quorosi per perdermi nella liquida armonia:
che la corrente mi porti dove l'acqua è più lenta,
che la corrente mi porti dove il buio diventa colore,
che la corrente mi porti nell'immenso ignoto del mare.

3:37 PM  

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