giovedì, novembre 22, 2007

Vanitas vanitatum


La postina mi recapita un malloppo di 1750 pagine, la garzantina dedicata al Medioevo, che contiene il mio ultimo lavoro, una scheda dedicata agli eretici, due paginette. Ma le rileggo, e piango. Mi compiaccio della chiarezza ed efficacia con cui son riuscito ad esprimere concetti non facili... e ne constato l’inutilità... Vedo dietro ogni frase l’impegno diuturno ed appassionato di 35 anni... e che nei manuali per le scuole non c’è nulla di quel che dico, non ci sarà per decenni a venire, e forse non ci sarà mai, che i miei colleghi mi giudicano poco più di uno scemotto stravagante, che neppure i miei parenti hanno mai sentito non dico l’interesse, ma la semplice curiosità di vedere per che cosa ho speso gli anni e le energie di una vita, che ho una moglie ed una figlia per le quali i 3500 volumi raccolti nella mia biblioteca invece che una ricchezza rappresentano un fastidio...
Ne valeva la pena?

13 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Io direi che se hai avuto la fortuna di poter fare un lavoro che ti piaceva e appassionava non ha molta importanza se la gente intorno a te non ci capisce granchè di quello che hai fatto. La stima per una persona non si prova solo conoscendo bene e valutando giustamente il lavoro che fa. Io non me la prendo se le persone che mi vogliono bene pensano che scriva codici senza senso (dal loro punto di vista hanno perfettamente ragione!), ma mi ritengo senz'altro fortunata a fare per lavoro una cosa che mi piace molto; di certo non tutti possono permetterselo ed io sono una privilegiata E TU ANCHE. La cosa importante è che le persone mi vogliano bene per quello che sono e non per il lavoro che faccio. Concludo dicendo che se sai solo tu quanto ti ha arricchito il lavoro che hai fatto per 35 anni , sta a te esserne orgoglioso e soddisfatto, a prescindere dagli altri.

12:27 PM  
Anonymous Anonimo said...

Non sempre l'interesse che uno mostra per il lavoro degli altri è osservabile! Resta il fatto, caro Gabri, che io con il tuo "comune tipicamente atipico" e il tuo "malessere ereticale" ho vinto tre concorsi tre (uno di scuola media e due di scuola superiore). Non ho la pretesa di aver capito più di tanto, ma in questi molti anni di insegnamento, ho spesso fatto riferimento a qualcosa che tu hai scritto e non ho avuto alcun indugio a scaricare diverse cose dal tuo sito.
Non so se ci ritroverai qualcosa di tuo, ma in quelle quattro sciocchezzuole che ho messo nel mio sito ci sei e se vorrai correggere e consigliare ne sarò lieto.
Poi, in fondo in fondo, Laura non ha torto. Ciao
dado

5:43 PM  
Anonymous Anonimo said...

Non scrivi più?
Mi piace quato blog: finalmente qualcuno che scrive come si deve..
Saluti

6:24 PM  
Anonymous Anonimo said...

Egregio professore, mi scusi: ma Lei trova corretto che il Suo sito e il Suo blog, dai contenuti esclusivamente privati e personali, vengano ospitati dal server dell'antico e illustre ateneo pavese? è lecito occupare in modo così inadeguato il 'suolo pubblico' del sito universitario?

11:13 PM  
Anonymous Anonimo said...

Scusa se mi intrometto per prendere le difese del professore (che non conosco)ma non capisco cosa intendi: questo blog è sui server di blogger.com e il sito personale del professor Zanella si trova sul server di cremonaonline.it.

Puoi spiegarti meglio?

10:14 PM  
Blogger swamboom said...

Forse il nostro amico ha trovato il link (collegamento) al sito del professor Zanella in qualche pagina del sito dell'Ateneo di Pavia e ha creduto che fosse ospitato dal server dell'università.

Mai sentito parlare di "collegamenti esterni"??
Non mi stpisce che con colleghi o studenti così ottusi il professore abbia sentito il bisogno di andare in pensione :-)

Saluti

P.s.: lo sa professore che anche io sono nato a Berra (hic sunt leones) come lei?

10:22 PM  
Anonymous Anonimo said...

il sito del prof. Zanella era segnalato non in una lista di collegamenti esterni bensì in una lista di pagine personali dei docenti universitari con materiale d'esame intitolata "siti ospitati dal server di Musicologia" appunto nel sito della Facoltà (ho detto "era" perché da oggi, puta caso, il collegamento non c'è più). posso pure riconoscere - modestia a parte - che grazie al mio precedente messaggio questo errore sia stato corretto, ma addirittura il merito di aver fatto andare in pensione il professore no, non posso accettarlo... grazie comunque per l'apprezzamento sin troppo lusinghiero!

2:24 AM  
Blogger swamboom said...

Beh evidentemente era scritto male perchè come vedi tu stesso sulla barra degli indirizzi questo blog è ospitato dalle macchine di blogger.com .

Inoltre nell'altro sito (gabrielezanella.it) non ci sono solo informazioni personali ma anche l'elenco delle pubblicazioni del professore.

E poi anche se fosse, per pochissimi kb di memoria, non mi sembra gli si possa rivolgere l'accusa di "occupazione del suolo pubblico" dopo 30 anni di servizio in quell'ateneo.

Saluti

1:41 PM  
Anonymous Anonimo said...

... sì, certo ... è così tenero vedere un nipotino che aiuta la nonna a fare la pizza e altri gioiosi eventi familiari di una sconosciuta famiglia italiana ... facciamolo tutti, e trasformiamo i siti delle nostre università in album di famiglia ... dai, su!

6:28 PM  
Blogger swamboom said...

Ma lo devo dire in aramaico o preferisci un disegno?
Questo è il server su cui si trova il sito del professore.

Registrar
Organization: Tree 4 It Società Cooperativa
Name: CREMONAONLINE-MNT

Nameservers
dns.cremonaonline.it
dns2.cremonaonline.it
dns3.nic.it

Questo invece è quelle dell' "antico Ateneo di Pavia"

Registrar
Organization: Consortium GARR
Name: GARR-MNT

Nameservers
ipv36.unipv.it
icilhp.cilea.it
dns.nis.garr.it

Come vedi sono diversi!!

6:41 PM  
Anonymous Anonimo said...

Sig. Swamboom stia calmo per favore, guardi che è Lei che non mi segue attentamente. Il mio ultimo messaggio era una risposta alle Sue testuali parole "E poi anche se fosse, per pochissimi kb di memoria, non mi sembra gli si possa rivolgere l'accusa di "occupazione del suolo pubblico" dopo 30 anni di servizio in quell'ateneo". Potrebbe anche smetterla di trattarmi come un deficiente, perché sapevo già molto bene cosa sono i collegamenti esterni e il server di blogger. L'ironia vada a farla con le persone con cui ha più confidenza, visto che noi due nemmeno ci conosciamo. Roba da matti. Cordiali saluti.

1:02 AM  
Anonymous Anonimo said...

... e comunque il prof. Zanella, se vuole, sa difendersi benissimo da solo. I miei messaggi erano rivolti esclusivamente a lui in persona, che sa benissimo a cosa mi riferivo. E sono certo che ha capito che avevo ragione. Professore, La saluto di cuore, non se la prenda ma mi sembrava giusto farLe notare questo problema. Buon Natale!

1:06 AM  
Anonymous Anonimo said...

Caro Gabriele, pensionato,
Viola tra poco ha un anno e stando ai gerontologi ha una previsione di vita di 103 anni. Non so se rallegrarmi di questa conquista della scienza perchè avrà allungata l'ultima parte della sua vita, la vecchiaia. Sarà vecchia per più tempo di sua nonna, anche se presumiblmente sarà più attiva (spero!). Attualmente oltre i 70 anni il declino fisico e intellettuale si fa progressivo. Possiamo indulgere nella speranza vedendo 80enni azilli, ma i numeri maggiori sono quelli che segnano a questa età la dipendenza. Socialmente un gran numero di anziani non è più in grado di autogestirsi e di organizzarsi la vita non solo per difficoltà motorie, ma soprattutto per un progressivo deterioramento delle qualità mentali. Lo vedo nei miei genitori che ancora sono autosufficienti ed autonomi, ma già si intravvede la difficoltà, il chiudere gli orizzonti, il rinchiudersi in un mondo ripetitivo dello "stare". E mi vedo come loro in proiezione, data la piccola differenza di età tra me e loro (neanche vent'anni); non è l'angoscia della morte, ma la barbarie dell'invecchiamento, della dipendenza, della difficoltà a vivere il futuro. Già il pensionamento è un chiudere con il passato con un senso di inadeguatezza per incapacità a vivere il lavoro come lo avremmo voluto, e sperato, e la sensazione di non riuscire più ad incidere e la consapevolezza di un cadere della speranza di un cambiamento (quel che non c'è degli eretici nei libri di storia, quel discutere nel tuo blog della correttezza formale del tuo argomentare e non del senso del tuo argomentare).

Si può vivere con una persona cara ormai demente? In questi casi la vita finisce per ruotare intorno all'anziano e, alla fine, a risentirne è la terza generazione: cosa scelgo? Sto con mio padre demente o esco con la mia nipotina? Ma è scelta questa? No, è la barbarie dei nostri tempi, del nostro allungare una vecchiaia in nuclei monofamigliari, ciascuno indipendente per essere più liberi negli anni fecondi per poi essere prigionieri della solitudine e dell'abbandono nella vecchiaia.

La nostra vecchiaia è appena cominciata e socialmente ed individualmente rischia di essere vissuta in uno stato di apatica immobilità, di privazione di senso, di attesa che tutto finisca (può anche essere una attesa dorata in case protette lussuose che illudono materialmente ma non spostano il problema). Questa terribile deriva non mi sembra peraltro favorita dal senso comune occidentale di sopravvivere contro gli altri e contro il proprio destino.

Si consolida così l'immagine della vecchiaia come periodo dell'immobilità. Non c'è più nulla da fare perchè nulla ha più senso per chi non produce ricchezza e per colui nel quale la propensione al consumo diminuisce. E così ad ogni evento di anchilosamento (oggi mi sono svegliato con la mano sinistra che si chiudeva a fatica: principio di artrite!) segue un processo di riduzione della sensibilità (mi è caduto il biscotto a colazione!), di pietrificazione, di sottrazione di vita. Il vecchio è spinto a rassegnarsi della sua inutilità (magari urlandolo in un blog, come te), ad affidarsi alla benevolenza altrui (quanti comments di "amici ed affettuosi"). Viene così trascinato in una condizione di a-patia, in cui le passioni sono negate. In un territorio in cui il ricordo non è più fecondo, e dove la sterilità svuota di significato non solo il presente, ma anche il passato. Tutto quello che l'anziano ha fatto nel passato non ha alcuna importanza nel presente (i tuoi libri; quanti vecchi fatti "emeriti" sull'età anche se erano imbecilli da sempre e quante figure significative e di riferimento dimenticate). Il vecchio cammina sempre più pesantemente, ogni passo in avanti sembra sempre più uno "stare".

Allora viene da chiedersi: che cosa sarà di una società in cui la maggioranza dei suoi componenti vivrà privata di futuro e di senso? In cui la maggioranza dei suoi componenti si percepirà come destinata a una progressiva inutilità, a un processo di pietrificazione che rende tutto colloso, magmatico, immobile? (pensiamo alla gerontocrazia politica). La nostra società non sembra accorgersi del rischio che una parte di essa la trascini verso il vuoto. E il vuoto non è aperto: è l'insensibile, l'insignificante, la privazione di orizzonti.

Perchè la società continui a essere viva deve restituire vita a ciascuno dei suoi componenti, deve valorizzare ogni condizione delle persone che la compongono deve fare in modo che ciascuna di esse, e non solo i giovani, si senta trascinata nel futuro.

In questi anni sono spesso stato trascinato da colleghi a fare lezione alla cosiddetta Università della terza età: una moltitudine di vecchietti arzilli, volonterosi, attivi che non ho mai sopportato. Nelle mie lezioni sulla salute e sul benessere l'unica cosa che a loro interessava era sapere come potevano campare di più e meglio (individualmente). Tutto era nel solco: al mattino lunghe passeggiate per il cuore e le gambe con tanto di contapassi ed elettrofrequenzimetro, e al pomeriggio lezioni all'università della terza età per mantenere agile il cervello (con tanto di quaderno per gli appunti e mind trainer). Una tristezza che mi ha fatto raggiungere uno score di audience bassissimo quando ho detto che invece di venire alle lezioni avrebbero dovuto fare i nonni e al mattino correre dietro al nipotino, al pomeriggio insegnargli attività casalinghe e alla sera raccontare favole. Mi hanno risposto che per quello c'erano le baby sitter e le tate e che in fin dei conti i figli dovevano vivere la loro vita e loro la loro. Una resa totale alle convenzioni zuccherose di quanto sia piacevole avere il pannolone e ballare con una rosa tra i denti sorretta da una pasta adesiva (chi dei due ha la dentiera?). Che dire? I vecchi non sono più quelli di una volta che pur nella loro marginalità erano parte attiva della famiglia allargata: oggi sono solo dei giovani bamboccioni (per dirla alla Padoa-Schioppa) che vivono alla ricerca di quel che non c'è nei paradisi dei viaggi esotici di massa, e non sanno visitare in solitudine e dare senso mistico alla basilica o al castello a 5 km da casa.

Caro Gabriele, mi viene da dire che quel che ho scritto e quel che tu dici nel tuo blog sono emerite cazzate che non dicono nulla a nessuno. Cosa cerchiamo? Risposte da altri a nostri problemi individuali? Un surrogato dello psicologo o una forma di auto-aiuto? La maggior parte della gente non vuole parlare della vecchiaia, della malattia e che ci scappa sempre più spesso di pisciare: si vuole mantenere giovane rimuovendo il pensiero ed attivandosi in illusori processi cosmetici. I maschi poi sono una tragedia: colleghi coetanei che in modo ridicolo vantano prestazioni sessuali da ventenni, quelli che palpano le studentesse consezienti, quelli che si vantano di avere l'amante e quelli che con la scusa dei congressi internazionali fanno turismo sessuale. Una tragedia! Mai un dolce riferimento al piacere della carezza alla donna che si ama da una vita, mai lo struggimento di quelle rughe che non c'erano, quel calore nel sentire vicino qualcuno che ti ricorda e mette a valore il tuo passato e dà un senso anche al tuo futuro con quella promessa su cui si sono rette le vite di due persone e che ora vedi con squarci in chi hai accudito, in chi ora sta costruendo la sua vecchiaia. Tu sei sempre stato di questa seconda categoria, lo so, a metà strada tra il monaco eremita e il flagellatore pubblico (ricordi quella pompa dell'acqua dell'audi?). Eretico nel pensiero (ovvero diverso dal pensiero dominante), ma non tale da fare affidamento solo sul monachesimo solitario, di qui al blog per urlare, per provocare con voce educata, con scritto di umile proposito e invece di cruda consapevolezza quasi a dire ma voi queste cose non le vedete?

Il tuo blog vuole restituire la voce alle persone avanti con l'età, ora condannate al mutismo del pensionato, forse, o forse dopo qualche anno che non ti sento hai preso una senile piega al masochismo lamentoso dello strarompi (si chiama orchicrasia con sindrome da ornitopenia. Come nelle giovani donne, di una volta, ora solo orchicrasia!).

Dare senso alla vecchiaia è una delle frontiere della politica sociale, ma come individui non possiamo aspettare loro. Tu hai già individuato un riferimento: Cristian e quello che lo circonda. Non è la scelta riduttiva di chi non ha altro da spendere, è una scelta di vita che in passato magari abbiamo in parte disatteso. E' finalmente quella riconversione verso un senso dell'essere vecchi, antico, ma mai così nuovo come ora. Quel che non hai capito è che per fare il nonno hai bisogno di quei libri della tua biblioteca e quella vita spesa sulla parola. Devi darti per quello che sei e non in forma riduttiva da nonno bonsai ebete. Cribbio, c'è nonno e nonno, e noi mica possiamo farlo in modo banale, anche perchè se non è complicato non ci piace, noi che abbiamo sempre praticato il Kamasutra degli affetti rifuggendo posizioni da missionario (questa frase mi piace, ma non ricordo bene a cosa faccia riferimento. Non è per caso che kamasutra sia una di quelle stronzate che mi raccontavi su Fra Dolcino? Non ricordo, sarà demenza?).
Un abbraccio,
Sandro

9:08 AM  

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